Le immagini sconvolgenti di una realtà sottosviluppata si organizzano in una sorta di poema visuale, molto denso, senza deviazione, senza concessioni naturalistiche. Il film è diviso in tre parti, distinte come i tre canti di un poema: la terra, la zolfara, la mafia. Interviste, commento, foto fisse sono integrati dal regista in un'opera che è più di un documentario di denuncia, malgrado la sua forza in tal senso: la riflessione di un "cuore fermo", un poema civico che ci scopre una Sicilia senza folklore, quella di una disperazione quotidiana di una società arcaica e chiusa.